In primo luogo è necessaria una pre-disposizione personale all’evento “amore”, che non appartiene a tutti e non permane in ogni momento della nostra vita. Pensiamo ad esempio a chi ha sperimentato negativamente la vita di coppia perché cresciuto in un contesto famigliare ad alta conflittualità; oppure a chi sperimenta, in un determinato periodo della propria vita, un elevato livello di stress e, quindi, di scarsa predisposizione alla vita sociale in genere. Ciò di certo non facilita il processo.
Ma anche ammesso che si sia bendisposti nei confronti dell’incontro con la propria “metà”, non si può non considerare come gli stereotipi e le aspettative, che molto spesso agiscono inconsapevolmente guidando le nostre azioni, rendano il compito di cupido molto ostico.
“Il mio partner ideale è alto, magro, professionalmente realizzato” oppure “dolce, generoso e con dei solidi valori morali” oppure ancora “fermo, deciso e con le idee ben chiare” oppure perché no, con tutte queste caratteristiche insieme…
In realtà queste aspettative derivano da bisogni emotivi profondi, da vissuti legati a quelle che noi percepiamo come nostre personali carenze.
Chiaramente ognuno di noi ha gusti e preferenze che riguardano la propria compatibilità relazionale, tuttavia per la formazione di una coppia che possa sperimentare l’amore con la A maiuscola è importante comprendere a fondo se stiamo “trasferendo” qualcosa nell’altro.
L’altro infatti non è un’occasione per colmare le nostre carenze e debolezze ma un’occasione di crescita. Possiamo crescere solo se conosciamo l’altro per quello che è realmente, e impariamo dalla sua diversità un modo nuovo per affrontare la vita, e viceversa l’altro farà con noi..ognuno con i suoi punti di forza e di debolezza.
L’amore non è quindi idealizzazione, l’amore è conoscenza.